giovedì 15 settembre 2011

A posteriori

Mi fa strano pensare il mio corpo che ancora si muove e si dimena, e cammina e parla e viene e va, quando l'attività cerebrale è pari ad un uomo che dorme in fase rem. Sai, quel sonno di cui non si hanno ricordi. I ricordi te li ricompongono il giorno successivo, pezzo per pezzo: mi raccontano di me, come fossi un'altra. E come faccio a dare spiegazioni io, se qualcuno si è impadronito del mio corpo a mia insaputa?! Dovrei cercare, da sobria, le ragioni profondissime che hanno spinto il mio corpo ad agire in quel modo, ma non le trovo. Forse perché mi sono sconosciute, forse perché mi spaventano, forse perché non esistono. Esiste una logica tutta fisica e animale che sopravvive a testa spenta? Esiste un vulcano di repressione che appena perdi il controllo erutta? E come si fa a gestire i postumi? Come darsi un senso? Come?
Con i miei sensi di colpa posso costruire cattedrali.
Ma quanto mi affascina quell'abisso, quanto vorrei sondarlo, capirlo.

sabato 10 settembre 2011

Menzogne

"Avete sentito la voce di Beatrice? Carmine se n'è andato e lei ha intuito il vuoto nel quale sono caduta e che ho bisogno di lei. Era mia intenzione fino a qualche minuto fa, di fronte al ricordo di una delle tappe d'obbligo che la vita ci impone: quella di essere abbandonati o di abbandonare, di tacere l'episodio dell'abbandono di Carmine. Ma le sue parole si sono impadronite del diritto di vivere, senza il permesso della mia intelligenza, come è sempre nelle "vicende di cuore". Ma non preoccupatevi. Non starò a raccontarvi passo passo la lotta che ognuno conosce per dimenticare. Soffrii esattamente come tutti. Ma l'amore non è assoluto e nemmeno eterno, e non c'è solo amore fra uomo e donna possibilmente consacrato. Si poteva amare un uomo, una donna, un albero e forse anche un asino, come dice Shakespeare.
Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mente la parola amore, esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. (...) Imparai a leggere i libri in un altro modo. Man mano che incontravo una certa parola, un certo aggettivo, li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano usare nel "mio" contesto. In quel primo tentativo di individuare la bugia nascosta dietro parole anche per me suggestive, mi accorsi di quante di esse e quindi di quanti falsi concetti ero stata vittima. E il mio odio crebbe giorno per giorno: l'odio di scoprirsi ingannati."

Goliarda Sapienza, L'arte della gioia

giovedì 1 settembre 2011

Il mio pensiero leggero

Il mio pensiero leggero è quello che sfioro per caso mentre mi adopro in qualsivoglia attività, o che mi inchioda a un muro bianco di desiderio quando il silenzio si fa troppo pesante. Qualcosa di simile all'aria, a un profumo fresco notturno dal tocco leggero, leggero ma deciso. La leggerezza è frivola, il tempo di voltarti che ha già cambiato umore, è divenuta giorno. Il dubbio è leggero, si infarina da una parte e poi dall'altra, e poi ancora e poi ancora, nutrimento quotidiano. Io faccio volteggiare le cose, le rendo pura possibilità. Così in potenza tutto esiste, anche se nel pensiero. Quello leggero.