"Avete sentito la voce di Beatrice? Carmine se n'è andato e lei ha intuito il vuoto nel quale sono caduta e che ho bisogno di lei. Era mia intenzione fino a qualche minuto fa, di fronte al ricordo di una delle tappe d'obbligo che la vita ci impone: quella di essere abbandonati o di abbandonare, di tacere l'episodio dell'abbandono di Carmine. Ma le sue parole si sono impadronite del diritto di vivere, senza il permesso della mia intelligenza, come è sempre nelle "vicende di cuore". Ma non preoccupatevi. Non starò a raccontarvi passo passo la lotta che ognuno conosce per dimenticare. Soffrii esattamente come tutti. Ma l'amore non è assoluto e nemmeno eterno, e non c'è solo amore fra uomo e donna possibilmente consacrato. Si poteva amare un uomo, una donna, un albero e forse anche un asino, come dice Shakespeare.
Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mente la parola amore, esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. (...) Imparai a leggere i libri in un altro modo. Man mano che incontravo una certa parola, un certo aggettivo, li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano usare nel "mio" contesto. In quel primo tentativo di individuare la bugia nascosta dietro parole anche per me suggestive, mi accorsi di quante di esse e quindi di quanti falsi concetti ero stata vittima. E il mio odio crebbe giorno per giorno: l'odio di scoprirsi ingannati."
Goliarda Sapienza,
L'arte della gioia